Il pizzo panaro

I racconti del pizzo panaro

Il pizzo panaro è il vero tipico dolce beneventano , un disco di pan di spagna ricoperto naspro , la glassa di zucchero sciolta con l’acqua si rapprende una volta raffreddata.Un dolce estremamente semplice ma nello stesso tempo di grandissima ricchezza visiva ,tattiva e gustatativa.

Gli zuccheri colorati sopra simboleggiano la primavera . A casa mia nel periodo pasquale se ne preparavano tanti e si aspettava la pasqua per mangiarli , anzi per divorarli . Magari il consumo si allungava alla pasquetta fuori porta e se restavano finivano nelle zuppette mattutine .Sapori indimenticabili che lasciavano in casa un’aria di festa particolare , indescrivibile .

La tradizione voleva che la domenica delle palme noi bambini portavamo le palme benedette in casa dei parenti e in cambio ricevevamo un bel po di dolci compreso il pizzo panaro e gli staffaiuoli.

Poche sono oggi le pasticcerie che vendono questo dolce e rare sono le case dove ancora c’è questa tradizione di sfornare per il periodo di pasqua questo dolce ormai.

Pubblicato da Orazio Pellegrino il 26 marzo 2015

La foto in evidenza è tratta dalla “Breve storia del pizzo panaro” del sito www.gourman.it di Antonio Medici


a dire il vero, è una cosa molto semplice………consiste nel fare il pan di spagna con il naspro sopra, ed in fine gli strufoletti colorati, la variante buona, “ma non tradizionale” è quella con il naspro al cioccolato, la cosa importante stà nel fare l’impasto basso ed il naspro in casa, con ricetta tradizionale.

Pubblicato da Tresca Maurizio il 14 aprile 2015


Foto dal gruppo

Pubblicata da Stanislao dell'Aquila

Immagine 3 di 3

Sei di Benevento se oggi hai terminato il pranzo con il "nostro" dolce tipico della Domenica della Palme...sua maestà il Pizzopanaro!

Un commento su “Il pizzo panaro”

  1. A proposito di Pizzo Panaro, la pasticceria di mio nonno Cosimo Cecere ,nonché Torronificio, negli anni ’40-’50 ,ne produceva in gran quantità ,sia per venderli in negozio che per esportarli in provincia !Io, piccolina, rimanevo estasiata ,entrando in laboratorio, nel vedere tale abbondanza……e la prima persona che ricordo di quegli anni,nostra preziosa collaboratrice, e’ Imperia Pellegrino ,a cui va un caro pensiero.

Lascia un commento